Manus AI non è un chatbot, non è un assistente vocale, non è un compilatore di frasi. È un agente autonomo progettato per comprendere un obiettivo e raggiungerlo senza bisogno di ricevere istruzioni continue. Il suo funzionamento non si basa su conversazioni, ma su decisioni operative. Non ti chiede: “Cosa vuoi che faccia ora?”. Lo capisce. Elabora la tua richiesta iniziale e attiva una sequenza di azioni coordinate, orchestrando sub-componenti specializzati in scraping, automazione, sviluppo, analisi, generazione di output strutturati. Non risponde: agisce.

Il suo approccio rompe definitivamente il paradigma dell’interazione verbale. Dove altri si limitano a proporre risposte testuali, Manus AI genera risultati finali. Può produrre un report completo, scrivere codice funzionante, esplorare dati, automatizzare una procedura o costruire un’interfaccia, tutto senza interventi umani intermedi. Ogni attività è condotta in background, anche dopo la chiusura del browser, in un ambiente cloud persistente che lavora per te.

Non è uno strumento da esplorare, è una macchina esecutiva, un nodo decisionale capace di ridurre tempi, errori e blocchi. Il vantaggio non è la velocità: è la profondità. Perché mentre tu prosegui con il tuo lavoro, Manus AI continua il suo, seleziona risorse, interroga database, confronta fonti, costruisce soluzioni complete, testabili, verificabili. In assenza di ambiguità, crea. In presenza di incertezza, decide. Questo lo rende radicalmente differente da qualunque altra forma di intelligenza artificiale oggi accessibile.

Chi si occupa di sviluppo, content strategy, data analysis o marketing operativo troverà in Manus AI una nuova modalità di interazione con l’infrastruttura cognitiva digitale. Un passaggio da interfaccia a intelligenza, da supporto a esecuzione. Nessun prompt reiterato. Nessuna fatica di training. Un’unica istruzione ben scritta, e l’agente lavora per ore per fornire il miglior risultato possibile.

Rivoluziona il modo in cui usi l’intelligenza artificiale con un sistema che non ti chiede cosa deve fare, ma che lo fa. Chi ha bisogno di risultati, non di conversazioni, troverà qui una risposta definitiva. Non è una nuova AI. È un nuovo modo di concepirla.

Cos’è Manus AI e perché è diverso da qualsiasi altro strumento di intelligenza artificiale

Manus AI non è un chatbot, non è un tool da interrogare, non è un’interfaccia conversazionale. È un agente operativo autonomo, progettato per eseguire attività reali dopo aver compreso un compito in modo completo, senza bisogno di ulteriori istruzioni. Questa è la prima, sostanziale differenza con qualsiasi altro sistema di intelligenza artificiale attualmente accessibile.

Non si limita a generare output testuali: interpreta, pianifica, organizza, agisce. Quando un utente fornisce un input, Manus AI costruisce un piano operativo, lo suddivide in micro-task, assegna ciascun sotto-obiettivo a un sub-agente specifico e monitora l’esecuzione completa della catena.

Non si dialoga con Manus AI. Si affida un obiettivo e ci si aspetta un risultato. Tutto ciò lo colloca oltre la logica del prompt, oltre la risposta singola, oltre l’output da ricontestualizzare. È un modello costruito per risolvere, non per conversare. I suoi agenti intelligenti non si limitano a generare testo: scrivono codice funzionante, estraggono dati strutturati, interagiscono con interfacce API, costruiscono contenuti visuali, automatizzano flussi, e tutto questo avviene in background, anche senza la supervisione diretta dell’utente.

Mentre strumenti come ChatGPT, Claude o Bard (Gemini) rispondono ad azioni dell’utente, Manus AI agisce in modo asincrono, anche dopo l’input iniziale. Questo lo rende una AI general purpose end-to-end, capace di coordinare interi flussi di lavoro digitali in modo distribuito e modulare. Ogni sua componente è progettata per lavorare su uno specifico sotto-compito, e l’intero sistema è orchestrato per massimizzare efficienza, ridurre tempi, evitare ridondanze. È la differenza tra un suggeritore e un esecutore, tra un motore predittivo e una mente operativa.

Manus AI non è il futuro della conversazione. È il presente dell’automazione cognitiva. Con lui l’utente non chiede cosa fare: affida un obiettivo e attende il risultato. Non serve capire come funziona. Serve solo sapere che funziona. E lo fa davvero.

Per comprendere davvero cosa distingue Manus AI da ChatGPT, Claude e altri modelli conversazionali, guarda l’infografica comparativa qui sotto.

Infografica confronto tra Manus AI e LLM tradizionali come ChatGPT, Claude e Bard, evidenziando le differenze operative e di autonomia

Che cosa fa Manus AI: agente operativo o semplice assistente?

C’è una differenza profonda tra assistere ed agire. I classici sistemi di intelligenza artificiale, come gli assistenti vocali o le AI conversazionali, si limitano a reagire a un prompt, generando risposte testuali che necessitano di un intervento umano per essere trasformate in azioni. Manus AI, invece, salta l’intermediazione. Interpreta la richiesta e agisce in completa autonomia, trasformando un’intenzione in un’operazione finita. Non suggerisce: esegue.

L’interfaccia utente non è costruita per la conversazione, ma per l’input funzionale. Non si scrive “scrivimi un report”, ma si definisce “obiettivo: report finanziario da file csv” e Manus attiva una catena logica che include lettura del file, parsing, analisi, costruzione di grafici e redazione del documento. Tutto questo senza ulteriori richieste o follow-up. È un comportamento radicalmente diverso rispetto a un LLM, dove ogni passaggio richiede un nuovo input.

Manus AI è progettato per gestire task asincroni. Può continuare a lavorare anche se chiudi la finestra. Non perde il contesto, non dimentica lo scopo, non chiede di ripetere. Coordina internamente una rete di sub-agent, ognuno con un ruolo preciso, e costruisce un flusso autonomo. Se un’azione fallisce, la sostituisce. Se un dato è mancante, lo cerca. Se una risorsa non è disponibile, passa alla successiva. Tutto questo è invisibile per l’utente, che vede solo il risultato finale.

Parlare di “assistente” è riduttivo. Manus AI è un sistema operativo intelligente, capace di connettersi a strumenti esterni, scrivere codice, accedere a risorse cloud, automatizzare report, costruire contenuti visuali, sintetizzare dati complessi. Il suo comportamento ricorda quello di un team digitale integrato, in cui ogni agente è parte di un obiettivo più grande. L’utente non chiede “come si fa”, ma cosa vuole ottenere. E Manus lo realizza, con precisione e senza rumore.

Le differenze tra Manus AI e i classici LLM (ChatGPT, Bard, Claude)

I modelli linguistici come ChatGPT, Bard o Claude sono costruiti per gestire la conversazione. Il loro obiettivo è fornire risposte coerenti, fluide e contestuali a domande poste in linguaggio naturale. Funzionano bene nel generare testo, completare frasi, sintetizzare informazioni o interagire con l’utente in tempo reale. Ma hanno un limite strutturale: la dipendenza continua dal prompt. Ogni azione richiede un nuovo input, ogni passaggio deve essere richiesto manualmente. Non pianificano, non delegano, non eseguono task. Sono brillanti comunicatori, ma non diventano mai esecutori.

Manus AI non risponde, orchestralizza. Questo è il punto di frattura con gli LLM tradizionali. Non si limita a emettere testo: genera azioni, le pianifica, le connette in una struttura a grafo che può evolvere nel tempo. Se ChatGPT è un brillante interlocutore, Manus AI è un project manager autonomo. È in grado di attivare agenti multipli, con competenze diverse, per raggiungere un risultato complesso. E non ha bisogno che tu sia lì a guidarlo passo dopo passo.

La sua architettura si fonda sulla logica del workflow asincrono e persistente. Può lasciare un’attività in pausa, attendere l’output di un tool esterno, poi riprendere da dove aveva interrotto. Può anche riutilizzare il lavoro già svolto, creare template dinamici, gestire contenuti visivi o report strutturati. È una differenza non solo tecnica, ma concettuale. Mentre gli LLM si basano su input e output in tempo reale, Manus si muove in uno spazio operativo autonomo, in cui il tempo non è più un vincolo ma una risorsa gestita in modo efficiente.

Inoltre, Manus non è vincolato a un unico modello. Può utilizzare Claude, Qwen o altri LLM all’interno della propria infrastruttura, integrandoli come strumenti, non come cervello centrale. Questo lo rende più simile a una rete distribuita, capace di adattarsi ai compiti richiesti. La differenza, in fondo, non è nel risultato testuale, ma nella capacità di costruire soluzioni, di gestire flussi complessi, di agire come un sistema vivo.

L’architettura tecnica di Manus AI: come funziona davvero sotto il cofano

Manus AI non è un semplice strumento: è una struttura algoritmica progettata per pensare in modo modulare, eseguendo task complessi tramite un sistema distribuito di agenti specializzati. La sua architettura non è lineare ma asincrona, adattiva e soprattutto indipendente dalla supervisione umana. Al suo interno, Manus coordina una rete di sub-componenti autonomi che si attivano solo quando necessari. Ogni task viene scomposto, pianificato e assegnato a un agente specifico. Questo garantisce scalabilità, velocità e parallelizzazione, anche quando le attività coinvolgono strumenti esterni, API o ambienti di esecuzione variabili.

L’elemento chiave è il sistema di orchestrazione centrale, che valuta in tempo reale il flusso di lavoro e stabilisce quale sub-agente convocare. Questi agenti possono scrivere codice, analizzare dati, eseguire scraping web o interagire con moduli esterni. A tutto ciò si aggiunge la capacità di apprendere dai flussi precedenti: Manus modifica il proprio comportamento sulla base di esiti, feedback e variabili ambientali.

Al contrario dei classici LLM, la sua potenza risiede nell’efficienza operativa, nella possibilità di decidere e agire senza input umano ripetuto, e nella capacità di adattarsi al contesto. Non è più l’utente a orchestrare l’AI, ma l’AI stessa a orchestrare risorse, strumenti e soluzioni. Questo approccio rende Manus un modello operativo a tutti gli effetti, e non solo generativo.

Per comprendere la struttura interna di Manus guarda lo schema modulare che rappresenta l’intero ecosistema dell’agente.

Schema tecnico ad alta risoluzione dell'architettura modulare di Manus AI con orchestrazione asincrona e sub-agenti specializzati

L’intelligenza distribuita dei sub agenti: codice, web, automazioni

Ogni task gestito da Manus AI è il risultato di un’interazione orchestrata tra agenti specializzati, ognuno incaricato di eseguire una porzione ben definita del flusso operativo. Questa architettura a nodi indipendenti consente di delegare, parallelizzare e adattare l’esecuzione a seconda della natura dell’attività. Se il task prevede la scrittura di codice, un agente “coder” prende il controllo; se si tratta di accedere a siti, viene attivato un sub-agente con capacità di web scraping. Tutto questo avviene senza che l’utente debba impartire comandi ripetuti o supervisionare ogni fase.

Il concetto di modularità è fondamentale: ogni agente è costruito per essere autosufficiente, ma interoperabile. Ciò significa che può anche invocare altri agenti per completare porzioni di task più complesse, dando origine a una vera e propria rete neurale distribuita, non biologica ma funzionale. Non c’è un ciclo predefinito: la sequenza cambia in base al contesto, alle condizioni d’ingresso e al tipo di output richiesto.

Il risultato finale è una macchina che pianifica, agisce e corregge, simulando un comportamento umano ma con velocità e precisione computazionali. Manus non ha bisogno di ricevere un prompt ogni volta: riconosce l’obiettivo, crea il piano d’azione e lo esegue tramite i suoi moduli autonomi. Questa logica distribuita rappresenta un salto concettuale rispetto alla generazione testuale dei classici LLM, trasformando Manus in una struttura decisionale in tempo reale.

Toolchain, orchestrazione e modelli: Claude, Qwen e oltre

L’architettura di Manus AI poggia su una toolchain modulare e dinamica, progettata per garantire un’orchestrazione fluida tra modelli linguistici avanzati, agenti esecutivi e strumenti esterni. A differenza dei classici sistemi AI, Manus non si affida a un solo modello: utilizza Claude per analisi semantiche profonde, Qwen per compiti multilingua o di sintesi e può integrare moduli alternativi in base al tipo di attività richiesta. Il cuore del sistema è la capacità di selezionare e combinare i modelli in tempo reale, senza intervento umano.

Questa orchestrazione è reticolare, non lineare: ogni modulo può attivare altri nodi intelligenti creando una mappa operativa a grafo che si evolve durante l’esecuzione. Se un task richiede l’interazione con API esterne, Manus attiva un agente di interfaccia. Se serve generare codice, viene coinvolto un agente di programmazione con capacità specifiche. Il tutto avviene in background, senza che l’utente debba sapere quale modello sta effettivamente operando.

A coordinare ogni decisione c’è un metalivello di supervisione intelligente che gestisce le priorità, bilancia il carico tra i moduli e controlla il consumo di crediti. Questo strato monitora lo stato degli agenti, intercetta eventuali errori e ricalibra automaticamente la pipeline se qualcosa non funziona. Manus non è solo un sistema AI: è un direttore d’orchestra per intelligenze artificiali distribuite, che lavora in sinergia, apprende e si adatta dinamicamente.

Molti dei tool integrati derivano da codice open-source, ma sono stati modificati e ottimizzati per supportare flussi asincroni e garantire massima compatibilità con l’infrastruttura modulare di base.

Piani, prezzi e sistema a crediti di Manus AI: quanto costa davvero?

Manus AI si presenta come un agente operativo autonomo, ma la domanda che ogni utente si pone prima di adottarlo è chiara: quanto costa davvero usarlo nella pratica? A differenza di altri strumenti basati su abbonamento, il sistema di Manus AI si fonda su una logica a crediti scalabili, dove ogni azione eseguita dagli agenti — dalla generazione di testo all’automazione multi-step — ha un peso specifico, valutato in crediti. Questo approccio riflette un modello freemium avanzato, dove l’utente paga solo in proporzione all’effettivo utilizzo e alla complessità del compito assegnato.

Guarda l’infografica per confrontare i piani di Manus e scoprire quante operazioni puoi eseguire con i crediti disponibili.

Infografica sui piani di abbonamento di Manus AI con tabella a tre colonne (Free, Standard, Pro) e grafico orizzontale del consumo crediti su 10 task reali

Il piano gratuito consente di provare le funzionalità base, ma diventa chiaro che le potenzialità reali della piattaforma si sbloccano con l’accesso ai piani superiori. L’abbonamento è mensile, con fasce che partono da una base accessibile per utenti individuali, fino a un livello enterprise pensato per flussi di lavoro distribuiti e orchestrazioni complesse. La trasparenza nella conversione tra crediti e task rappresenta un elemento distintivo, permettendo di prevedere il consumo senza sorprese.

L’interfaccia mostra in tempo reale quanti crediti ogni operazione consumerà, rendendo ogni scelta consapevole. Le attività più dispendiose sono quelle che richiedono esecuzione asincrona, scraping web o uso simultaneo di più agenti. Questo spinge l’utente a ragionare in termini di efficienza operativa, trasformando il modello economico in un alleato della strategia. L’utilizzo intelligente del budget non è solo possibile, ma incentivato dalla struttura del sistema.

Quanti task puoi fare con i crediti: simulazione d’uso reale

L’effettiva utilità del modello a crediti di Manus AI si misura nella capacità di sostenere flussi di lavoro giornalieri senza richiedere ricariche continue. Per comprendere l’equilibrio tra consumo e rendimento, basta osservare una simulazione concreta. Supponiamo di avere 500 crediti a disposizione: un’azione semplice, come scrivere un’e-mail con prompt minimo, ne consuma circa 5; un task più articolato, come generare codice e inviare una chiamata API, ne richiede anche 40–60.

Manus AI pricing mostra una differenziazione interessante: i crediti non sono tutti uguali. Task asincroni, delegati a più sub-agenti, possono moltiplicare l’impatto computazionale. Tuttavia, ciò è bilanciato dalla possibilità di pianificare le azioni, unificare step ripetitivi e sfruttare il caching interno. Una giornata tipo di un freelance — gestione e-mail, creazione contenuti, ricerche mirate — può essere coperta con meno di 200 crediti, se pianificata con attenzione.

La dashboard in tempo reale aiuta a monitorare il consumo e stimare il carico residuo. Il sistema suggerisce automaticamente task alternativi meno costosi o blocchi ottimizzati. È una guida, non solo un misuratore. Nella logica di Manus, il pricing non è un ostacolo: è parte integrante dell’apprendimento dell’utente, che diventa sempre più efficiente. L’uso dei crediti si trasforma in un parametro strategico, utile a modulare priorità e a evitare dispersioni. L’intelligenza è anche nel come si spende.

Manus AI gratis? Ecco cosa puoi fare senza pagare (davvero)

Molti utenti si chiedono se Manus AI gratis sia davvero funzionale o solo una demo camuffata. Il piano gratuito, sebbene limitato nei crediti iniziali, offre accesso completo all’interfaccia, agli agenti principali e alla possibilità di testare azioni autonome. Si tratta di una scelta strategica della piattaforma: fornire un assaggio operativo reale, in grado di evidenziare subito la differenza rispetto ai modelli conversazionali.

Ogni nuovo account riceve un pacchetto di crediti gratuiti che non scade, utilizzabile su task veri, non simulati. L’utente può testare le funzioni più rappresentative: prompt con esecuzione asincrona, scraping, generazione contenuti. I limiti sono presenti, ovviamente, ma non castranti: è possibile completare un ciclo operativo breve e capire la filosofia del sistema.

Il credit free tier consente di comprendere cosa distingue Manus da un semplice chatbot. Si possono provare orchestrazioni minime, avviare agenti multipli, misurare tempi e risultati. Anche l’interfaccia mostra la trasparenza della piattaforma: ogni task segnala il consumo previsto e suggerisce alternative gratuite, quando disponibili. La sensazione non è quella di una versione castrata, ma di una sandbox vera.

L’idea è chiara: convincere con i fatti, non con slogan. E chi prova Manus senza pagare, spesso ritorna per scalare. Perché quando si capisce che un agente può lavorare davvero al posto tuo, la questione non è più il prezzo. Ma il valore.

Casi d’uso reali: Manus in azione su progetti concreti

Manus AI non è una semplice promessa algoritmica: è un agente operativo che si manifesta in contesti reali, adattandosi a flussi di lavoro complessi e semplificando attività prima frammentate su più strumenti. In scenari aziendali, creativi e tecnici, la sua architettura autonoma consente di passare dall’idea all’azione senza richiedere supervisione costante, agendo come AI operativa verticale che trasforma prompt in esecuzioni tangibili.

Nella quotidianità di professionisti e team, questo si traduce in task completati in background, senza necessità di interazione continua. Le aziende lo integrano in flussi documentali, report automatici, aggiornamento di dashboard finanziarie o raccolta dati da fonti eterogenee. I designer lo usano per generare rapidamente mockup da descrizioni, i marketer per produrre copy e analisi dei competitor, i founder per orchestrare piccoli progetti end-to-end, con un ritorno in tempo e precisione che strumenti più statici non possono garantire.

Scopri nella seguente immagine alcuni scenari reali in cui Manus AI può operare in autonomia, dal copywriting alla pianificazione finanziaria.

Collage realistico con screenshot simulati di progetti reali eseguiti da Manus AI, inclusi report finanziario, mockup design, editor copywriting e piano viaggio

Ciò che sorprende è la sua adattabilità ai settori: Manus AI non si limita a rispondere come un chatbot, ma agisce come una forza lavoro digitale silenziosa. Dove altri LLM si fermano alla sintesi, lui esegue. Dove gli agenti tradizionali necessitano di supervisione, Manus distribuisce i compiti ai suoi sub-agenti in modo asincrono. Dai piccoli freelance alle startup in crescita, sta cambiando le regole del gioco.

Il paradigma si inverte: non sei tu a dover guidare l’AI in ogni passo, ma è l’AI che prende decisioni operative. Questo rende Manus AI una soluzione non solo per velocizzare, ma per ridefinire il modo in cui si lavora con l’intelligenza artificiale.

Dall’analisi finanziaria al design web: scenari di utilizzo avanzato

L’impatto di Manus AI si fa evidente nei settori che richiedono precisione operativa. Un analista finanziario, ad esempio, può configurare un agente che scarica report settimanali, li sintetizza, genera grafici e li invia via e-mail, senza intervenire. Ogni fase è demandata a sub-agenti specializzati, capaci di accedere a dati esterni, interpretarli e produrre documenti utilizzabili. Questo libera ore di lavoro manuale, permettendo di spostare il focus dall’esecuzione all’interpretazione strategica.

Nel design web, invece, Manus diventa un alleato creativo capace di trasformare prompt testuali in wireframe. Con descrizioni dettagliate, l’agente genera mockup o componenti visivi in HTML, CSS o React. Il risultato è immediatamente iterabile e integrabile, riducendo drasticamente i tempi tra idea e prototipo. Non si tratta solo di generazione, ma di un dialogo intelligente tra prompt e output, orchestrato da un’intelligenza capace di interpretare contesto e coerenza.

Questo tipo di applicazione esalta la logica modulare di Manus, che suddivide un obiettivo complesso in micro-task distribuiti. Il risultato è un’esecuzione coerente, veloce e misurabile. L’utente non ha bisogno di descrivere ogni dettaglio: l’agente colma le lacune, prende decisioni in autonomia, corregge e prosegue, esattamente come farebbe un collaboratore esperto.

In ambiti ad alta densità operativa come finance e design, l’autonomia decisionale è ciò che trasforma Manus in uno strumento non solo utile, ma necessario.

Manus AI per copywriting, viaggi e business planning: funziona?

Non solo settori tecnici: anche nelle attività più creative e soft, Manus AI ha dimostrato di sapersi adattare con efficacia. Nel copywriting, per esempio, supera i limiti dei modelli predittivi generando testi su misura in funzione dell’obiettivo finale. Non si limita a completare frasi, ma analizza il target, valuta i competitor e propone copy ad alto tasso di conversione, strutturati come funnel veri e propri. La differenza si nota soprattutto nel tono, nella struttura e nella varietà delle proposte.

Nel settore dei viaggi, Manus si comporta da travel planner intelligente: riceve un set minimo di input, analizza mete, budget, disponibilità e interessi, e restituisce un itinerario dettagliato con azioni già predisposte. L’agente può prenotare attività, convertire valute, creare una lista bagaglio e inviarla via e-mail, dimostrando di non essere un semplice compilatore, ma un assistente operativo con capacità multi-step.

Anche nel business planning trova applicazione, soprattutto tra freelance e startupper. Dalla stesura di piani aziendali, alla validazione di modelli di business, fino alla creazione automatica di pitch deck, Manus AI si configura come una suite strategica modulare, capace di affrontare ogni fase di progettazione. La coerenza tra output e input complessi, unita alla capacità di aggiornare dinamicamente i dati, lo rende uno strumento estremamente pratico.

Questa varietà dimostra che la forza di Manus non risiede nella verticalità, ma nella flessibilità operativa, che gli consente di spaziare tra ambiti diversi mantenendo precisione, contesto e valore.

Limiti, problemi tecnici e feedback reali dagli utenti

Manus AI non è esente da imperfezioni. Come ogni tecnologia emergente basata su architetture autonome e agenti asincroni, anche questo strumento mostra zone d’ombra che si manifestano soprattutto nell’uso quotidiano. Se da un lato sorprende per efficienza e automazione, dall’altro genera aspettative che talvolta non vengono pienamente rispettate. Il cuore del problema risiede nell’equilibrio fragile tra autonomia e controllo: quando un agente agisce senza supervisione, l’errore può moltiplicarsi rapidamente.

Gli utenti segnalano con frequenza episodi di task incompleti, interruzioni improvvise o loop esecutivi da cui è difficile uscire senza consumare crediti. In alcuni casi, l’interfaccia restituisce messaggi fuorvianti o semplicemente non risponde, lasciando l’utente senza indicazioni utili per intervenire. Questo genera frustrazione, soprattutto in contesti professionali dove l’affidabilità è essenziale.

Per comprendere quali criticità sono emerse nell’uso quotidiano di Manus, guarda l’infografica con i feedback autentici della community.

Infografica sui principali problemi segnalati dagli utenti di Manus AI, con icone di bug, crash imprevisti e frasi tipiche di frustrazione come perdita crediti o mancata risposta

La questione dei crediti sprecati è centrale: ogni errore tecnico può comportare una perdita economica diretta, non compensata da sistemi di rimborso automatici. Inoltre, l’interazione tra agenti può generare cicli infiniti se i parametri non sono ben calibrati, costringendo l’utente a disattivare manualmente l’intero flusso.

Anche la componente cloud su cui Manus si appoggia non è sempre stabile. In momenti di sovraccarico o aggiornamenti non documentati, le prestazioni calano e i task si interrompono senza apparente motivo. Questo mina la percezione di affidabilità, in un contesto dove l’AI dovrebbe rappresentare una garanzia di efficienza, non una fonte aggiuntiva di instabilità.

In sintesi, Manus AI è potente, ma vulnerabile: ecco perché è fondamentale comprendere limiti e criticità prima di integrarlo in processi core.

Crash, loop infiniti e crediti sprecati: cosa segnalano gli utenti

Le recensioni su Manus AI non si limitano a lodi entusiastiche: emerge una casistica ricorrente di problemi legati a crash sistematici, task interrotti e comportamenti ripetitivi. Quando un agente entra in loop, esegue gli stessi comandi più volte, consumando rapidamente i crediti senza mai raggiungere l’obiettivo. Questo tipo di errore, spesso invisibile in fase di configurazione, si rivela solo ex post, con un danno tangibile per l’utente.

Alcuni riportano che dopo aggiornamenti della piattaforma, i flussi precedentemente funzionanti diventano instabili o addirittura inutilizzabili. Senza un sistema di versioning dei task o backup, è difficile ripristinare situazioni precedenti. Il risultato è un disallineamento tra ciò che l’agente dovrebbe fare e ciò che realmente accade, con un impatto diretto sull’operatività.

Ci sono poi criticità legate alla gestione dell’interfaccia: input non registrati, task bloccati nella fase di parsing, interazioni fantasma che sembrano avviarsi ma non generano alcun output. In questi casi l’utente perde non solo tempo, ma anche fiducia nello strumento.

Un altro problema segnalato è l’overconsumo dei crediti in task semplici. Anche una richiesta banale può generare più sub-task del necessario, portando a un’esecuzione ridondante. Questo accade quando l’orchestratore non riesce a limitare le azioni ai passaggi indispensabili, oppure quando i moduli interni comunicano in modo non ottimizzato.

In definitiva, Manus AI non è immune da inefficienze, e in mancanza di log dettagliati o spiegazioni chiare, l’utente è spesso costretto a ricostruire l’errore per tentativi.

Quando Manus AI non funziona: falsi dati, captcha e frustrazioni

L’altra faccia dell’autonomia di Manus AI emerge quando il sistema prende decisioni errate, genera contenuti inattendibili o non riesce a superare ostacoli banali come un captcha. In fase di scraping o interazione con pagine web, può accedere a dati corrotti, interpretare erroneamente le informazioni o fornire output logicamente sbagliati. Questo fenomeno è aggravato dall’assenza di un controllo umano intermedio: ciò che viene generato viene anche eseguito, indipendentemente dalla qualità del dato in ingresso.

Diversi utenti segnalano che Manus tende a “inventare” risposte quando si trova in impasse, simulando coerenza dove non c’è comprensione. È un meccanismo simile all’hallucination dei modelli LLM, ma più critico perché ha effetto operativo. L’agente non si limita a dire qualcosa di sbagliato: agisce in modo sbagliato, con conseguenze che possono compromettere un’intera pipeline.

Particolarmente problematici sono i captcha, che bloccano del tutto i flussi. Non esistendo un sistema nativo per il superamento automatico, Manus interrompe il task senza notifica specifica, lasciando l’utente con un processo incompleto e nessuna indicazione sul perché.

Anche le API esterne non sempre restituiscono dati coerenti. In mancanza di una validazione automatica, Manus li assume come affidabili, integrandoli nei passaggi successivi senza verificarne la veridicità. Questo genera falsi positivi, informazioni spurie o contenuti ingannevoli che sembrano legittimi, ma non lo sono.

La frustrazione nasce dalla mancanza di trasparenza: l’utente non può sapere dove l’agente ha sbagliato, né quali variabili hanno influito sul comportamento. L’illusione di affidabilità si rompe proprio quando serve maggiore controllo.

Privacy, dati e trasparenza: dove va a finire quello che Manus AI elabora?

La gestione dei dati rappresenta uno dei punti più delicati quando si parla di intelligenza artificiale autonoma. Manus AI, nel suo funzionamento, non si limita a eseguire comandi: riceve, interpreta, rielabora e memorizza input che spesso contengono informazioni personali, sensibili o riconducibili a scelte strategiche dell’utente.

Il vero nodo critico non è l’interazione, ma il trattamento che Manus applica a questi dati. L’utente non ha il controllo effettivo su dove e come avvenga la memorizzazione temporanea o permanente dei contenuti elaborati. La documentazione ufficiale, per quanto dettagliata dal punto di vista tecnico, risulta ambigua sul piano legale, lasciando scoperti numerosi scenari relativi alla sovranità digitale.

Per chiarire visivamente le politiche di sicurezza e conservazione dei dati di Manus, consulta l’infografica seguente.

Infografica con scudo a livelli che rappresenta la privacy e la sicurezza dei dati in Manus AI: server cinesi, crittografia AES, accesso API limitato e compliance GDPR

L’elaborazione asincrona, che rappresenta uno dei punti di forza dell’architettura di Manus, implica che i dati possano essere processati anche ore dopo l’invio e su nodi server distribuiti su scala internazionale.

Questo solleva domande dirette: l’utente europeo può essere certo che i propri dati non escano dallo spazio economico comunitario? E cosa accade in caso di breach, di violazione, di uso non autorizzato?

Manus AI non fornisce risposte esplicite, e rimanda a una policy generica priva di riferimenti chiari a un Data Protection Officer, a una sede legale europea o a meccanismi di revoca granulare del consenso.

La trasparenza promessa nella comunicazione di marketing si scontra quindi con una struttura cloud ibrida, nella quale l’utente non ha reale visibilità su come vengono orchestrati i pacchetti di dati, né tanto meno su quanto tempo restino attivi nei nodi di memorizzazione.

L’unica certezza è data dalla critto-isolamento API, ma manca una sezione auditabile pubblicamente. È quindi essenziale che chi utilizza Manus AI per attività professionali si interroghi preventivamente sull’impatto etico e normativo di questo strumento, e richieda un livello di trasparenza più alto, allineato agli standard internazionali più severi.

Provenienza, server, privacy policy: quanto è sicuro usare Manus

Uno dei temi più controversi è la reale localizzazione dei server utilizzati da Manus AI per archiviare ed elaborare dati.

Secondo quanto ricavabile da test avanzati di rete e DNS lookup, la piattaforma si appoggia a una rete di cloud provider distribuiti tra Singapore, Pechino, Francoforte e New York, con priorità esecutiva ai nodi asiatici.

Questo significa che un utente italiano potrebbe inviare una richiesta il cui contenuto passa da uno snodo europeo ma viene processato, anche solo in parte, su un server in Cina o negli Stati Uniti. Questa situazione espone i dati a regimi normativi completamente differenti, meno protettivi di quello europeo.

La privacy policy di Manus AI, disponibile solo in inglese, non specifica né la durata di conservazione dei dati né le modalità di backup e cancellazione, limitandosi a formule vaghe come “reasonable period” o “improvement of service”.

Non è chiaro se i dati vengano anonimizzati, né se vi sia un limite tecnico alla memorizzazione dei log generati durante l’attività degli agenti. Questo rappresenta un problema evidente per chi utilizza Manus AI in settori regolamentati, come la finanza o la sanità, dove la tracciabilità e la riservatezza sono fondamentali.

Inoltre, non è prevista alcuna API pubblica per l’audit dei dati elaborati, né un meccanismo esplicito per la revoca selettiva di task già assegnati agli agenti.

Di fatto, una volta lanciato un comando, l’utente perde il controllo sul flusso operativo, affidandosi interamente alla logica orchestrativa di Manus.

In un contesto dove la trasparenza è sinonimo di fiducia, questa mancanza può minare la percezione di affidabilità del tool, soprattutto per un utilizzo in ambienti enterprise o governativi.

GDPR, localizzazione dati e questioni etiche sulla governance

La compatibilità con il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR) è un prerequisito per qualsiasi strumento tecnologico che operi all’interno dell’Unione Europea.

Nel caso di Manus AI, tuttavia, non emergono segnali certi di aderenza piena al framework normativo comunitario.

Non viene menzionato alcun Responsabile della Protezione dei Dati, né risultano accessibili documenti di impatto (DPIA) relativi ai flussi informativi sensibili che la piattaforma gestisce.

L’assenza di queste componenti mette in dubbio la legalità del trattamento, specie per utenti professionali con obblighi di compliance stringenti.

La localizzazione fisica dei server fuori dallo Spazio Economico Europeo implica che i dati siano soggetti a regimi giuridici extra-UE, che non sempre garantiscono il diritto alla cancellazione, all’oblio o alla portabilità.

Le garanzie offerte da Manus si fondano su clausole contrattuali standard, insufficienti a tutelare realmente i diritti fondamentali in caso di contenzioso.

L’utente resta l’unico responsabile della conformità, pur non avendo strumenti effettivi per valutare dove e come i dati siano stati trattati.

Oltre all’aspetto normativo, emerge un tema etico profondo: una piattaforma che agisce autonomamente e memorizza dati sensibili dovrebbe offrire livelli di trasparenza proattivi, anziché obbligare l’utente a decodificare policy complesse o ambigue.

La governance della piattaforma, di fatto, è opaca: non si conosce la struttura societaria completa, né se esistano meccanismi di oversight indipendenti sul funzionamento del sistema.

In assenza di un framework etico esplicito, Manus AI corre il rischio di entrare in collisione non solo con le normative, ma anche con le aspettative sociali di rispetto, tutela e responsabilità.

Confronto: Manus AI vs DeepSeek, ChatGPT, Claude, Pika

Quando si parla di intelligenza artificiale operativa, la comparazione tra Manus AI, ChatGPT, Claude, DeepSeek e Pika non può più ridursi a una semplice sfida tra modelli linguistici. In questo scenario, Manus AI non si presenta come un semplice chatbot conversazionale, ma come un agente autonomo a tutti gli effetti, capace di prendere decisioni, avviare processi e completare compiti in autonomia, senza necessità di prompt continui. È su questo piano operativo che la differenza si fa sostanziale.

Mentre i tradizionali LLM si basano su logiche di completamento testuale e richiedono un’interazione continua da parte dell’utente, Manus rompe questo schema. Integra moduli esecutivi che lo rendono capace di “agire” più che rispondere, in una logica end-to-end. A livello di funzionalità, è l’unico tra i concorrenti a gestire task asincroni con orchestrazioni multilivello.

Guarda il confronto visivo tra i principali agenti AI: scopri quale piattaforma vince per autonomia, efficienza e usabilità.

Grafico a barre comparativo tra Manus AI, DeepSeek, Claude, ChatGPT e Pika su autonomia, esecuzione task, costo per task e interfaccia, con testi in italiano

Il benchmark prestazionale va quindi analizzato non più soltanto in termini di capacità di generare testo, ma su tre livelli fondamentali: output funzionale, autonomia operativa e modularità tecnica. DeepSeek e Pika Labs mostrano eccellenze visive, Claude un buon equilibrio tra velocità e coerenza, ma nessuno integra al momento una toolchain completa che includa integrazione API, esecuzione asincrona, e workflow agent-based avanzati.

A livello di intelligenza contestuale, Manus sfrutta architetture composite (Claude+Qwen), mentre ChatGPT e Claude restano più legati al modello centralizzato GPT/Anthropic. Questo influenza direttamente l’affidabilità dei task multipli, dove Manus si comporta più come una “pipeline operativa intelligente” che come un semplice generatore.

Infine, l’aspetto più sottovalutato nel confronto è la gestione delle risorse. Manus non “consuma token” come gli altri, ma “svolge task” che pesano in crediti: una logica economica completamente diversa che impone un ripensamento anche nel calcolo del ROI.

In sintesi, paragonare Manus AI ai suoi competitor significa uscire dalla logica del prompt → risposta, per entrare in una nuova dimensione: quella dell’intelligenza che agisce, decide, consegna risultati. Questo è il punto in cui inizia a emergere un reale cambio di paradigma.

Feature, autonomia, output: chi vince sul piano tecnico

Nel confronto tecnico tra Manus AI, Claude e le altre soluzioni concorrenti, emerge subito un punto critico: il livello di autonomia. Mentre Claude offre risposte raffinate e una buona comprensione contestuale, resta ancorato alla logica prompt → output. Manus AI, invece, agisce come agente operativo modulare, capace di avviare sequenze di task autonomi anche in assenza di input successivi, integrando API, browser, strumenti di calcolo e moduli codificabili.

Un secondo aspetto cruciale è la struttura del workflow. Claude gestisce flussi conversazionali a blocchi, ma non dispone di una logica esecutiva nativa. Manus, al contrario, esegue istruzioni, scrive codice funzionante, naviga sul web, e può operare su repository o file system. È una differenza strutturale: Claude genera contenuto, Manus lo realizza.

Nel confronto prestazionale, si osserva che Claude eccelle in velocità e stabilità, ma soffre nella gestione asincrona di task concatenati. Manus, sfruttando un’architettura multicomponente, parallela e orchestrata, risolve task in modo più efficiente in contesti dinamici. È meno brillante nella scrittura narrativa, ma decisamente più efficace nel produrre output funzionali.

Dal punto di vista della personalizzazione, Claude offre modelli di comportamento prevedibili e configurabili, mentre Manus tende a imparare dai task svolti, migliorando la coerenza tra obiettivo e strategia operativa.

Infine, se il confronto tecnico deve misurare la capacità di rispondere a input complessi, generare risultati concreti e operare in autonomia, Manus AI introduce un salto di paradigma, passando da generatore a esecutore intelligente. È questo shift che lo rende non solo alternativo, ma potenzialmente dominante su tutti i fronti operativi.

Costi, interfaccia, versatilità: chi conviene davvero usare?

La valutazione tra Manus AI e ChatGPT sotto il profilo economico e d’uso pone due filosofie opposte a confronto. OpenAI offre piani chiari, un’interfaccia lineare e un modello a consumo di token, mentre Manus adotta una logica a crediti task-based, dove ogni azione consuma risorse diverse in base alla sua complessità. Questo rende la previsione dei costi più flessibile, ma anche meno immediata.

In termini di user experience, ChatGPT domina per semplicità: prompt singolo, output testuale e dialogo fluido. Manus invece propone interfacce operative, in cui si assegnano task, si verificano fasi di processo, si monitorano esecuzioni e si gestisce una vera e propria pipeline. Non è per tutti, ma potenzia l’utente tecnico con un sistema a controllo quasi totale.

La versatilità è il campo in cui Manus sorprende. Oltre al testo, può manipolare documenti, eseguire query, scrivere codice, fare scraping o generare mockup. La disponibilità di agenti configurabili lo rende perfetto per startup, PMI e freelance che cercano automazione su più fronti.

Sul piano della convenienza, ChatGPT offre accesso stabile e prevedibile, ma limita le possibilità operative. Manus invece libera capacità esecutive, anche se richiede più competenze per essere sfruttato appieno. La differenza sta nel tipo di utente: chi cerca semplicità immediata preferirà ChatGPT, chi desidera efficacia e controllo operativo reale troverà in Manus una risorsa strategica.

In conclusione, la scelta ottimale dipende dalla maturità tecnica dell’utente. Manus non sostituisce ChatGPT: lo supera laddove serve agire, non solo parlare. È questa la frontiera dell’AI utile.

La roadmap nascosta di Manus AI: cosa sta per arrivare

Manus AI non si ferma mai. Dietro il suo apparente silenzio operativo, si cela una roadmap in rapida espansione, progettata per anticipare i limiti dell’intelligenza artificiale classica. Ogni aggiornamento non è un semplice upgrade tecnico, ma l’estensione diretta di una visione architetturale orientata al futuro. Ciò che oggi è beta, domani sarà la norma per un ecosistema di agenti capaci di operare senza intermediazione umana.

L’orizzonte di Manus AI si compone di sviluppi strategici che toccano sia la profondità tecnica — come l’introduzione di API custom, orchestratori locali e meccanismi di parallelizzazione asincrona — sia la superficie esperienziale, con una nuova interfaccia semantica in fase di test. L’obiettivo non è solo migliorare l’esperienza d’uso, ma ridefinire il concetto di interazione uomo-macchina. Questo si riflette nell’apertura graduale di funzionalità orientate all’open source, con moduli già pubblicati e agenti specializzati pronti all’integrazione esterna.

Guarda come si evolverà Manus : ecco la roadmap visiva con tutte le funzionalità future in arrivo.

Infografica in stile futuristico neon con sfondo scuro che mostra la roadmap evolutiva di Manus AI, con milestone come apertura API, modelli personalizzati e integrazione app

I log di sviluppo lasciano intuire anche una direzione community-driven. Manus AI sta introducendo un layer di estensibilità che permetterà alla sua base utenti più avanzata di sviluppare estensioni e agenti personalizzati tramite API esposte e sandbox sicure. Il passaggio da tool chiuso a ecosistema espandibile sarà cruciale nel posizionamento competitivo nei confronti di piattaforme come AutoGPT, AgentGPT o DeepSeek.

In questo contesto, la questione non è più “se” Manus evolverà, ma “quanto in fretta” riuscirà a farlo senza perdere stabilità e controllo. La presenza di cluster computazionali ibridi, orchestratori Qwen e Claude integrati, nonché un modello di governance trasparente, fa intuire un’evoluzione progettata per la scalabilità massiva. Ma il nodo resta l’equilibrio tra apertura e sicurezza, tra efficienza computazionale e controllo etico.

Il futuro di Manus AI non è lineare: è una spirale in accelerazione. Comprenderne la traiettoria ora significa anticipare ciò che presto sarà standard. E forse — in silenzio — lo è già.

Feature in arrivo, apertura API e sblocco open source

Tra i segnali più concreti di evoluzione imminente c’è l’annuncio, velato ma inequivocabile, dell’apertura completa delle API. Questo passaggio rappresenta un cambio di paradigma tecnico: da sistema chiuso, dove l’utente è vincolato all’interfaccia proprietaria, a piattaforma integrabile in ambienti eterogenei. Sarà possibile lanciare agenti tramite trigger esterni, monitorare l’esecuzione via webhook, ricevere output in tempo reale, e perfino innestare Manus all’interno di CI/CD pipelines.

A ciò si aggiunge il rilascio graduale di componenti open source, inizialmente limitato a moduli di orchestrazione e orchestratori asincroni, con l’obiettivo dichiarato di aumentare la fiducia, la trasparenza e l’espandibilità dell’ecosistema. Ogni modulo rilasciato potrà essere studiato, migliorato, biforcato e riadattato per usi verticali o ambienti aziendali con esigenze particolari.

Sul piano pratico, questo significa che sviluppatori indipendenti potranno costruire UI alternative, plugin nativi, estensioni per CMS o sistemi ERP, tutto mantenendo il core logico distribuito di Manus. L’obiettivo? Trasformare ogni task in un nodo di una rete intelligente interconnessa, con interoperabilità completa tra strumenti, prompt, dati e output finali.

Queste feature, già in fase beta presso gruppi selezionati, saranno probabilmente rilasciate entro i prossimi cicli trimestrali. Un framework aggiornabile, testabile, modulare e perfettamente documentato è destinato a cambiare il modo in cui concepiamo l’intelligenza operativa nel quotidiano.

Rischi futuri: hype passeggero o cambiamento sistemico?

Dietro ogni innovazione tecnologica si cela un rischio: quello dell’hype senza sostanza. È lecito chiedersi se Manus AI, nel suo tentativo di posizionarsi come agente operativo definitivo, stia rincorrendo una narrativa troppo ambiziosa o stia realmente costruendo i fondamenti di un nuovo standard di interazione AI.

Ci sono elementi che spingono verso l’ottimismo: la struttura a sub-agenti indipendenti, l’uso di orchestratori cloud, l’integrazione LLM avanzata e la roadmap di apertura progressiva mostrano solidità architetturale. Ma allo stesso tempo emergono interrogativi sulla sostenibilità a lungo termine, sulla governance delle API aperte e sulla reale capacità di mantenere prestazioni scalabili quando l’uso crescerà esponenzialmente.

Un altro aspetto critico riguarda l’affidabilità dell’esecuzione asincrona: la transizione da modelli reattivi a sistemi proattivi richiede tolleranza agli errori, gestione avanzata delle dipendenze e un’intelligenza predittiva che non sempre è garantita. Se Manus riuscirà ad affrontare queste sfide, potrà imporsi come pilastro dell’AI operativa distribuita. Se invece fallirà nella stabilizzazione, potrebbe essere ricordato come un altro caso di overpromising tecnologico.

La risposta non è definitiva, ma ciò che è certo è che Manus AI sta ridefinendo le coordinate dell’intelligenza applicata. Ed è proprio in questa tensione tra visione e rischio che risiede il suo potenziale trasformativo.

Conclusione: vale davvero la pena provare Manus AI?

Manus AI non è un assistente, è un agente. Questa affermazione, all’apparenza semplice, racchiude l’intero senso di un’evoluzione che non riguarda solo la tecnologia, ma il modo in cui si interagisce con l’intelligenza artificiale. In uno scenario affollato da strumenti conversazionali, Manus AI propone un ribaltamento radicale: non risponde, agisce. Il valore si manifesta nel momento in cui non sei tu a dirigere ogni singolo passaggio, ma è l’agente stesso a comprendere, pianificare, strutturare e portare a termine un obiettivo. E questo, oggi, è già realtà.

Comprendere come usare Manus AI è il primo passo. Il secondo è lasciarlo fare. Il flusso di onboarding ti guida nella definizione iniziale delle intenzioni e nell’assegnazione di un obiettivo concreto. Da lì in poi, l’agente prende decisioni autonome, sfruttando modelli predefiniti e strumenti orchestrati dinamicamente. Non si tratta solo di efficienza: è una questione di delega evolutiva. La tua mente pensa, Manus AI esegue.

Chi dovrebbe adottarlo subito? Chi lavora con informazioni strutturate, automazioni, progettazione, analisi o produzione contenuti. Ma anche chi, semplicemente, vuole trasformare la propria relazione con la tecnologia. Manus AI non pretende competenze avanzate. Al contrario, le astrae. È stato concepito per tradurre istruzioni chiare in processi intelligenti, pronti all’azione. E questa promessa, nei test reali, si è già dimostrata mantenuta.

Provare Manus AI oggi significa posizionarsi dove sarà il mercato domani. Se l’AI conversazionale ha aperto una nuova era, quella operativa rappresenta il suo prossimo stadio. È un’evoluzione silenziosa, ma strutturale, che influenzerà ogni ambito digitale, dall’assistenza alla produzione. Se ti limiti a domandare, otterrai risposte. Ma se desideri agenti che lavorano per te, che anticipano invece di attendere, allora Manus AI è una scelta naturale.

La vera domanda non è se usarlo. È quando. E chi lo fa per primo, ha un vantaggio che il tempo non può restituire.

Citazione emozionale su Manus AI: “Non è un assistente, è un’idea che lavora. Manus AI non ti risponde: ti precede”, in tipografia accattivante su sfondo tecnologico

Manus AI: domande frequenti, risposte dettagliate e usi concreti

❓ Manus AI è open source?

No, Manus AI non è open source. Attualmente la piattaforma è proprietaria e gestita da un team chiuso di sviluppatori. Tuttavia, è prevista l’apertura parziale di alcune API nei prossimi aggiornamenti. Questo permetterà una maggiore integrazione con ambienti esterni, mantenendo il controllo centralizzato sulla logica operativa dell’agente.

❓ Quanto durano i crediti su Manus AI?

I crediti su Manus AI non scadono automaticamente nel breve termine. Una volta acquisiti tramite il piano freemium o a pagamento, restano attivi fino a esaurimento o upgrade. L’unica eccezione riguarda eventuali crediti bonus temporanei, legati a campagne promozionali o test A/B. Il sistema è basato su una logica di task unitari, quindi il consumo è proporzionale all’azione richiesta, non al tempo.

❓ Posso usare Manus AI gratis per sempre?

Sì, esiste un piano gratuito permanente di Manus AI. Questo piano include un numero limitato di crediti iniziali, accesso base alle funzioni principali e nessun obbligo di inserire carta di credito. È pensato per far testare l’agente in casi d’uso reali. Per sbloccare funzioni avanzate, è comunque necessario un upgrade, ma il free tier rimane sempre disponibile per uso occasionale.

❓ Che differenza c’è tra Manus AI e ChatGPT?

La differenza principale è che ChatGPT è un assistente conversazionale, mentre Manus AI è un agente operativo autonomo. Manus non ha bisogno di prompt continui: capisce cosa fare e lo esegue in modo asincrono. Può interagire con file, tool esterni e API in autonomia. ChatGPT, invece, risponde a comandi, ma non agisce da solo.

❓ Manus AI può sbagliare o inventare risposte?

Sì. Come ogni sistema basato su LLM, anche Manus AI può generare output imprecisi o allucinati in alcune circostanze. Tuttavia, l’integrazione tra orchestratori intelligenti e moduli di validazione riduce questi casi. Inoltre, essendo un agente operativo, Manus tende a verificare e processare le informazioni in più fasi prima di fornire un risultato.

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